Il bilancio 2022, gli obiettivi e le domande per il futuro
Anno nuovo, tempo di bilanci. Tra la riapertura degli eventi di settore e il lancio di nuovi prodotti, il 2022 è stato un anno positivo sotto molti aspetti. La crisi energetica e il conflitto russo-ucraino hanno però influito sull’attività di tante imprese, ridefinendo equilibri e prospettive. Ne abbiamo parlato con Massimo Antico, responsabile commerciale del Caseificio La Cava.
Prima le belle notizie: qual è il traguardo più importante che avete raggiunto nel 2022?
Dato il periodo appena trascorso e il momento che tutti stiamo attraversando, direi che esserci ancora è già un bel traguardo! Gli anni della pandemia non sono stati facili e la crisi economica che deriva dal confitto russo-ucraino ha aggiunto ulteriori difficoltà.
Ci riteniamo quindi soddisfatti di aver resistito a questo periodo storico non proprio favorevole, contando sulla nostra volontà e sulla forza dell’azienda.
Quest’anno hanno ufficialmente riaperto le fiere di settore: a quale avete partecipato e qual è il clima che si respirava?
Abbiamo accolto la riapertura delle fiere con grande entusiasmo. È una dimensione che ci mancava proprio, a noi come a tutti gli operatori del settore: agli eventi a cui abbiamo partecipato si percepiva proprio un’atmosfera gioiosa, di condivisione.
Siamo stati al Tuttofood di Milano, al Sana di Bologna e al Sial di Parigi. Tre occasioni che abbiamo visto come altrettanti trampolini di lancio per presentare i nostri progetti più recenti: la nuova immagine aziendale, il restyling del packaging e i nuovi prodotti La Cava.
Come avete reagito all’aumento dei prezzi dell’energia?
Dapprima, sperando fossero degli aumenti transitori, abbiamo cercato di contenerli. Col passare dei mesi ci siamo accorti che, purtroppo, non era così. L’aumento dei prezzi dell’energia ha colpito trasversalmente le imprese di tutti i settori, creando un effetto domino inarrestabile. Aumentare i listini è stato inevitabile, alla fine.
Per fortuna, siamo stati favoriti dalle passate scelte aziendali in tema di energia: da tempo, infatti, utilizziamo un impianto fotovoltaico per alimentare il nostro stabilimento.
La sostenibilità è un principio che molte aziende hanno fatto proprio. Come vi siete mossi per integrarlo nel vostro caseificio, a livello energetico, ambientale e sociale?
Come dicevamo prima, ci serviamo ormai da molti anni di un impianto fotovoltaico per produrre energia pulita e coprire gran parte del nostro fabbisogno energetico. Ci affidiamo anche a un sistema di “osmosi inversa” che ci permette di destinare il concentrato di scotta agli impianti di biomassa. Inoltre, abbiamo dotato il nuovo stabilimento di un impianto per il recupero di energia proveniente dai cicli di lavorazione.
In questo modo riusciamo a contenere i consumi e a ridurre la nostra impronta ambientale.
A livello sociale, ci impegniamo per diffondere la cultura del cibo sano e nutriente, con meno di cinque ingredienti, e facciamo leva sull’importanza della filiera corta che per noi è un motore di sviluppo e valorizzazione del nostro territorio.
I vostri fornitori di latte sono soprattutto piccole aziende del vostro territorio. Quali sono i cambiamenti che avete visto in queste realtà locali?
Trattandosi di piccole aziende, ciascuno ha reagito a suo modo. Alcuni allevatori sono stati costretti a chiudere, altri stanno continuando la propria attività, seppure con qualche difficoltà legata al momento attuale.
Noi, in quanto azienda casearia, siamo sempre stati dalla parte degli allevatori. Facciamo parte della stessa squadra e, anzi, uno degli obiettivi su cui stiamo lavorando è quello di creare una filiera certificata che possa valorizzare sia le singole materie prime, sia il prodotto finito.
La nostra idea si è concretizzata, quest’anno, nel progetto PIF – Progetti Integrati di Filiera – e PSR (Programma Sviluppo Rurale) Sicilia. Si tratta di organismi che aggregano attori diversi della stessa filiera, per affrontare insieme i problemi che si presentano e migliorare le relazioni di mercato.
Noi del Caseificio La Cava non puntiamo soltanto sul prodotto, ma su un sistema che permetta a tutti i soggetti che fanno parte della filiera di intervenire e migliorarsi su:
- efficientamento energetico
- benessere degli animali
- certificazione QS
- controllo della filiera
- tracciabilità capillare del prodotto
I tempi cambiano e, con questi, i gusti dei consumatori. Quali sono le novità che avete introdotto nella vostra offerta?
Le esigenze del consumatore sono in continua evoluzione. Da un lato c’è la richiesta di prodotti tradizionali, che non si ferma, dall’altro ci sono esigenze nuove, specifiche e di tendenza. Tra queste c’è la richiesta di prodotti free from e rich in, come i formaggi a basso contenuto di sale o di grasso, quelli ad alto contenuto proteico o ancora quelli privi di lattosio o di caglio di origine animale.
Proprio quest’ultima tipologia di prodotto è stata oggetto di un progetto di ricerca che abbiamo portato avanti insieme al Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione a Ambiente dell’Università di Catania e al Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Messina.
Lo studio congiunto ci ha permesso di ottenere un formaggio coagulato con un estratto di kiwi, prodotto che ci ha dato la grande soddisfazione di arrivare finalisti al SIAL Innovation, per la categoria innovazione di prodotto.
C’è stato un evento in particolare – o una serie di eventi – che vi ha fatto cambiare prospettiva?
Aver partecipato alle fiere di settore ci ha dato l’opportunità di guardarci anche dall’esterno, con occhi diversi. Questo ha contribuito a generare maggiore consapevolezza sulla qualità del nostro prodotto e a rivalutare i punti di forza della nostra azienda: l’artigianalità e l’attenzione alla sicurezza alimentare.
Quali sono i vostri obiettivi a breve termine, da realizzare entro il 2023?
Quello più importante è il trasferimento nel nuovo stabilimento, uno spazio più grande che sarà operativo tra qualche mese. Restiamo quindi legati alle nostre radici, a Randazzo, ma cresciamo in termini di dimensioni.
E i progetti più a lungo termine?
Sicuramente quello di far crescere le esportazioni, per far conoscere il nostro prodotto di filiera e il nostro territorio, che offre uno scenario ricco sulla biodiversità ambientale.
Poi c’è quella che più che un progetto, è la nostra ambizione più grande: diventare punto di riferimento nel mondo dei formaggi.